Epistola agli Ebrei 12:18-29
(apri il capitolo completo)(Ga 4:26; Ap 3:12; 21:2-3; 5:11-12; Ef 1:10)
(Eb 2:1-3; 10:26-35)18Voi non vi siete avvicinati al monte che si poteva toccar con mano, e che era avvolto nel fuoco, né all'oscurità, né alle tenebre, né alla tempesta,19né allo squillo di tromba, né al suono di parole, tale che quanti l'udirono supplicarono che più non fosse loro rivolta altra parola;20perché non potevano sopportare quest'ordine: «Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata».21Tanto spaventevole era lo spettacolo, che Mosè disse: «Sono spaventato e tremo».22Voi vi siete invece avvicinati al monte Sion, alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle miriadi angeliche,23all'assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti,24a Gesù, il mediatore del nuovo patto e al sangue dell'aspersione che parla meglio del sangue d'Abele.
25Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo;26la cui voce scosse allora la terra e che adesso ha fatto questa promessa: «Ancora una volta farò tremare non solo la terra, ma anche il cielo».27Or questo «ancora una volta» sta a indicare la rimozione delle cose scosse come di cose fatte perché sussistano quelle che non sono scosse.28Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore!29Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante.