SHRINKFLATION

Shrinkflation: nuovi termini, vecchie furberie

L’antologia dei neologismi, che sembra ampliarsi a dismisura, si è ultimamente arricchita di un termine che, sebbene non molto conosciuto in generale, si sta imponendo nelle discussioni relative al packaging (vale a dire al confezionamento) di alcuni prodotti.

Il termine di cui parliamo è shrinkflation (in italiano sgrammatura) ed è il risultato della combinazione che associa altri due termini shrink, che significa restringersi e inflation che, a sua volta, significa inflazione.

In estrema sintesi si tratta di una strategia di marketing, che consiste nel ridurre le dimensioni, il peso o perfino la qualità dei prodotti mantenendo stabile il prezzo, allo scopo di illudere il consumatore inducendolo a pensare che nulla sia cambiato rispetto a prima. 

Si tratta di una pratica non certo recente ma che in questi ultimi tempi si sta diffondendo sempre di più, anche a motivo del brusco innalzamento dei prezzi dell’energia, dei carburanti e delle materie prime.

Questo crea il doloroso paradosso che vede, da una parte molti commercianti, artigiani e imprenditori della ristorazione che, anche se con sofferenza, sono costretti ad alzare i loro prezzi; mentre dall’altra troviamo aziende, a volte anche di notevoli dimensioni, che fingono di non aumentare i prezzi “truccando le carte” con la sgrammatura.

La pratica sembra essersi così affermata da indurre le associazioni di consumatori a chiedere che la questione sia presa in esame dalle Autorità competenti per valutare quanto lecita sia tale condotta non solo da un punto di vista morale ma anche commerciale e legale, giacché apparentemente il meccanismo sembra formulato per fuorviare se non addirittura ingannare il pubblico. 

Al di là delle conclusioni cui arriveranno le varie Authority, la percezione dei consumatori è quella di essere ingannati e defraudati, perché si rendono conto che il loro potere d’acquisto diminuisce costantemente, mentre gli utili delle aziende si moltiplicano a dismisura.

Il meccanismo della shrinkflation ci spinge a fare qualche riflessione su altri tipi di sgrammatura applicati, più o meno inconsapevolmente, a molti altri aspetti della nostra vita.

Dovremmo renderci conto che molte altre “realtà”, materiali e immateriali, sono state lentamente ma inesorabilmente svuotate del loro vero e profondo significato, facendoci credere che niente sia cambiato, che nulla sia andato perduto.

Pensiamo, per esempio, come i nostri “diritti”, da quelli del lavoro a quelli di cittadinanza (educazione, salute…), a mano a mano siano stati svuotati, “limitati”, sebbene mai cancellati.

Parlando di cose non meno importanti consideriamo come alcuni termini sono stati svuotati del loro significato profondo, come il termine amore, ridotto a un contenitore vuoto che ognuno riempie a propria fantasia.

E che dire dei termini solidarietà o tolleranza, strattonati fra i vari estremismi dell’intolleranza, dell’opportunismo e di un idealismo totalmente distaccato dalla realtà?

Si potrebbero aggiungere molti altri termini, ma rischieremmo sia di apparire nostalgici, che di andare “fuori tema”.

Volendo invece restare in quello biblico, vogliamo considerare un versetto della Bibbia che ci fa pensare alla sgrammatura. 

Lo troviamo nella seconda epistola di Paolo a Timoteo, dove leggiamo di quello che avverrà nel cuore degli uomini negli ultimi tempi: “Avranno l’apparenza della pietà, mentre ne avranno rinnegato la potenza” (il packaging appare uguale, il contenuto è mistificato, nelle quantità, nella qualità e nell’efficacia).

Potremmo definire questa deriva con vari termini, come cristianesimo nominale, imborghesimento e altri sinonimi; in sintesi assistiamo a una vera e propria sgrammatura della fede, una fede apparente, formale, inefficace e ininfluente nelle cose che contano veramente.

Si tratta di una “fede” molto diversa dalla “fede non finta”, o se preferiamo sincera, che alimenta e sostiene il cuore di tutti quelli che sono veramente nati di nuovo, rigenerati dalla potenza dello Spirito Santo, mediante la fede in Cristo Gesù.

Oggi più che mai, è necessario che il nostro cristianesimo sia genuino e che ogni credente sia veramente rigenerato dall’Alto, spirito, anima e corpo e sia reso da Dio completo e ben preparato per ogni opera buona. 

Ciò può accadere soltanto con un’autentica devozione, alimentata dalla lettura e dalla meditazione della Parola accompagnate dalla preghiera fervente e costante e in grado di produrre un tale risultato, i cui frutti non tarderanno a venire e la cui genuinità sarà assolutamente evidente.

Raffaele Ludrico Esposito

da Cristiani Oggi – settembre 2023