Negli ultimi anni si è preso a tenere il conto delle donne uccise dagli uomini, spesso proprio da quegli uomini che presumevano di voler loro bene. Un triste conteggio che riparte inarrestabile ogni anno, contro cui poco ancora hanno inciso gli sforzi delle agenzie educative e l’inasprimento delle pene. Per quanto siano note le analisi sociologiche delle cause alla base di questo fenomeno, sconcerta pur sempre l’assurdità di questa strage. Alla conta di altri massacri ci siamo forse già abituati: quelle della guerra in Ucraina, dei migranti annegati, dei bambini uccisi dai genitori e quelli uccisi dalla fame e dalla mancanza di medicine. Ricordiamo ancora i milioni di morti nel mondo per il fumo di tabacco, per l’alcol e le centinaia di migliaia di giovani scomparsi per la droga. E l’elenco sarebbe ancora lungo. Una cosa è certa: le violenze, i soprusi (sessuali, politici, economici, religiosi..) continuano ad affliggere il mondo, indipendentemente dalle documentazioni, dai numeri e dai coinvolgimenti emotivi che le rappresentazioni mediatiche ci causano.
Le cronache ci offrono tante storie di sofferenza e di modi di morire di femminicidio. Genitori che uccidono le figlie per difendere la propria tradizione culturale. Donne che vengono uccise tra le mura domestiche, ad opera di uomini incapaci di accettare la perdita di quello che ritengono il proprio possedimento affettivo. Molte altre donne sono stuprate e uccise da maschi che vogliono disfarsi dell’oggetto, della prova del delitto. Altri reati poi si consumano nell’ambito di una relazione tossica: dove da una parte c’è un uomo, narcisista e perverso, e dall’altra una donna dipendente dall’affetto dell’altro. In questi esempi, l’umanità e la dignità della donna come soggetto altro, libero, responsabile, vengono di volta in volta rifiutato, distorto, annullato.
Il femminicidio, pertanto, appare come una patologia culturale della relazione tra maschi e femmine. Il termine serve per identificare il genere sessuale della vittima e indirettamente dell’aggressore. In un certo senso, nella questione della distinzione tra natura e cultura, questo termine rimarca ancora la differenza genetica tra l’uomo e la donna, evidenziando però a carico degli uomini una colpa storica e ubiquitaria: quella di considerare le donne inferiori. Più che a un atteggiamento maschilista, questa colpa viene addebitata, più strutturalmente, all’onnipresente società patriarcale. L’attacco al modello patriarcale, quindi, viene visto da molti come il modo per affrontare alla radice le molteplici ingiustizie e disuguaglianze che esistono nel mondo. Secondo questa linea di pensiero si arriva spesso a disconoscere anche le differenze innate tra l’uomo e la donna. Il pericolo è quello di gettare il bambino con l’acqua sporca. Il rifiuto delle ignobili derive maschiliste delle società si estende alle differenze sessuali, ai codici paterno e materno e a tutti quei garanti sociali e psichici alla base di un rapporto equilibrato delle declinazioni sociali del rapporto tra natura e cultura.
C’è bisogno di un cambiamento di mentalità. Umanamente, però, siamo solo capaci di spostare le colpe da una parte all’altra, solo Gesù le ha addossate su di Sé. In ogni ambito, dove i rapporti con gli altri e col nostro stesso pianeta sono caratterizzati dal dominio e dallo sfruttamento, vedremo sempre sopraffazione, violenza e distruzione.
La Bibbia, al contrario di quanto tanti possono credere, è dalla parte della libertà di tutti gli uomini, maschi e femmine, contro l’oscurantismo e le discriminazioni perpetuate dalle tradizioni umane. Da almeno duemila anni, infatti, l’Evangelo mette in guardia contro il vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri (prima lettera di Pietro 1:18) e già duemila anni fa raccomandava: Mariti, amate le vostre mogli, e non v’inasprite contro di loro (lettera ai Colossesi 3:19). L’amore, il vero amore, è la soluzione e la cura. Purtroppo, l’amore dell’uomo si esaurisce e si corrompe facilmente e lascia il posto all’egoismo, alla cattiveria e alla violenza. Per questo abbiamo bisogno dell’amore di Dio, il quale ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. (Vangelo di Giovanni 3:16).
Anche al Beser, la sezione femminile del Centro Kades, abbiamo avuto modo di osservare, tra le altre problematiche, le ferite di donne vittime di abusi e maltrattamenti, ma grazie a Dio, anche in questo problema, abbiamo potuto constatare l’opera risanatrice dell’amore di Dio, che restituisce forza e dignità a ogni donna.
Credo che la soluzione non si trovi tanto nei provvedimenti giudiziari o nella dissoluzione delle diversità esistenti tra uomo e donna, ma nell’attualizzazione della giustizia e dell’amore di Dio nella vita di ogni persona, come espresso chiaramente nel Vangelo. Ancora oggi abbiamo bisogno di imparare ad amare. Aiutaci, Gesù, vieni nella nostra vita!
Vito Spinella
Vito Spinella, psicologo, dal 2017 è Direttore del Centro Kades, la struttura di accoglienza residenziale per persone con problemi di dipendenza, Ente accreditato per l’area delle dipendenze della Regione Piemonte con personalità giuridica. Il fratello Spinella è responsabile del programma riabilitativo del Centro, impegnato anche nella sezione residenziale femminile Beser per l’accoglienza delle donne. Il Centro Kades con Beser si propone di rispondere ai bisogni provenienti dall’area delle dipendenze anche con il sussidio di attività come laboratori ergoterapici (orticultura, manutenzioni, preparazione dei pasti), laboratori espressivo/ricreativi (lavorazione del legno, tecniche di decorazione, laboratori di alfabetizzazione digitale), laboratori di conoscenza evangelica (attività di studio, partecipazione a incontri della Chiesa Evangelica), counseling (individuale, di gruppo e familiare), ospitando soggetti con disagi esistenziali, psicologici e sociali che sentano il bisogno di essere aiutati ad attraversare un momento difficile della loro vita con la forza del Vangelo.
informazioni: Centro Kades – telefono 0144.41.222 – cellulare 351.57.35.288 – email info@centrokades.org – sito web www.centrokades.org – facebook centro kades onlus – instagram centrokades
da Cristiani Oggi – novembre 2023