Io so in Chi ho creduto

IO, IL CORONAVIRUS E DIO

Mi chiamo Damiano, sono il conduttore della Comunita’ ADI di Collegno (TO) e voglio raccontarvi quello che Dio ha fatto per me. E’ passato un mese dalle dimissioni dall’ospedale dopo un ricovero di 13 giorni con seria insufficienza respiratoria per aver contratto il Covid-19. Gia’ dai primi giorni di marzo ho cominciato a star male accusando un forte mal di gola. Nei giorni successivi arrivarono altri sintomi come la febbre, il mal di testa, il malessere diffuso in tutto il corpo e iniziati a respirare con piu’ fatica del solito.
Visto il perdurare della sintomatologia il mio medico mi prescrisse un altro antibiotico, piu’ forte del primo, per cercare di far scendere la febbre e arginare gli altri sintomi, pensando che fosse soltanto una influenza, senza avere dei risultati. La mattina del 24 marzo verso le 4:30 non riuscivo a dormire, avevo una forte tachicardia perche’ facevo tanta fatica a respirare, la saturazione polmonare risultava 88/89 quindi sempre insufficiente, cosi’ decidemmo di chiamare il 118.
Mentre aspettavamo che arrivasse l’ambulanza per il trasporto in ospedale, io, mia moglie e mia figlia pregammo; chiedemmo a Dio di intervenire, di occuparsi di me, di venire con me in ospedale, di starmi vicino in ogni cosa che avrei dovuto affrontare e di occuparsi anche della mia famiglia. Posso assicurarvi che mi fece un certo effetto vedere entrare in casa mia personale sanitario in tuta bianca, maschera e occhiali protettivi che fino a quel momento avevo visto solo nei notiziari televisivi. Non posso dimenticare l’espressione di angoscia e dolore sul viso di mia figlia e di mia moglie mentre uscivo dalla porta di casa senza poterle abbracciare, senza poter dire cio’ che avrei voluto, perche’ mi mancava il respiro, sapendo che avrei potuto non rivederle piu’.
Arrivato in ospedale verso le 5:30 del mattino, notai che nella sala d’attesa del Pronto Soccorso non c’era nessuno. Questa cosa mi stupi’. Non immaginavo ancora che cosa ci fosse e che cosa stesse accadendo oltre la porta della sala d’attesa. Entrando nel Pronto Soccorso mi accorsi di quanta sofferenza e dolore c’era nei volti dei ricoverati e quanto impegno e dedizione avevano i medici e gli infermieri. Erano scene che fino a quel momento avevo visto solo ai telegiornali e in rete.
Mi hanno fecero tutti gli esami di routine e, mentre aspettavo per fare l’RX al torace, vidi una barella passare accanto a me con un corpo coperto da un lenzuolo.
Arrivati i risultati delle indagini mediche, il mio quadro clinico apparve subito serio: polmonite interstiziale al lobo inferiore del polmone sinistro. Grazie a Dio i polmoni non erano completamente compromessi, tante preghiere erano gia’ arrivate al Trono della Grazia di Dio.
Guardandomi attorno, realizzai che li’ c’era “un mondo” attaccato da un virus invisibile e altamente letale. La sala era piena di gente, uomini e donne di ogni eta’, ammassati uno accanto all’altro sulle barelle, c’erano di quelli che indossavano delle mascherine per la somministrazione dell’ossigeno. Alcuni erano li’ da diversi giorni e in continuazione ne arrivavano altri.
Il secondo giorno arrivo’ il risultato del mio tampone: “Positivo al Covid-19”! A quel punto avevo chiara davanti a me la gravita’ della situazione e dissi a Dio: “Signore, prenditi cura di me, mi affido nelle Tue mani”.
Fui trasferito nel reparto preparato appositamente per accogliere i contagiati dal Covid-19 e subito cominciarono a somministrarmi diversi farmaci. I primi tre giorni furono molto difficili e critici, a volte celati dai bravi medici, ma si percepiva la tensione, soprattutto quando l’ossigenazione veniva aumentata perche’ quella naturale diminuiva sempre piu’. Grazie a Dio non fui intubato! Non posso dimenticare le prime notti insonni per la febbre, il continuo e devastante dolore alla gola e il rumore dei macchinari per la somministrazione dell’ossigeno. A volte dal mio letto vedevo passare nei corridoi barelle con dei corpi chiusi in dei sacchi di plastica. Immagini che non potro’ mai dimenticare! So che le preghiere si intensificarono perche’ mia moglie dava gli aggiornamenti sulle mie condizioni fisiche sul mio profilo Facebook e chiedeva di pregare per me.
La mattina del quarto giorno mi svegliai inzuppato di acqua come se avessi dormito in una vasca da bagno. Mi sentivo tanto debole e frastornato, non avevo neppure la forza di telefonare ai miei famigliari o di comunicare con loro tramite messaggio, come, seppur con qualche difficolta’ a causa delle flebo attaccate, facevo ogni mattina per tranquillizzare mia moglie e le mie figlie.
Da quel quarto giorno in poi ci fu un continuo miglioramento delle mie condizioni cliniche.
Ad ogni passaggio i medici constatavano questo miglioramento e cio’ mi incoraggio’ tanto, anche perche’ sapevo che centinaia, se non migliaia, di credenti in Italia e in tante parti del mondo stavano pregando per me e le preghiere stavano arrivando al Trono della Grazia di Dio. Una mattina, sul tardi, mentre stavo considerando la grazia e l’amore di Dio, ebbi un grande incoraggiamento direttamente da Lui, una meravigliosa visione: vidi che cosa aveva fatto Dio al Coronavirus che aveva attaccato il mio corpo. Vidi la testa recisa di un serpente nero e sentii una voce che diceva: “La testa del Coronavirus e’ stata tagliata”! Dio mi mostro’ “la fine di questa storia” e che cosa “Lui fece” in risposta a tutte le preghiere elevate in mio favore.
Dopo 13 giorni di degenza il 5 aprile 2020 fui dimesso con doppio tampone negativo. Uscito dall’ospedale mi resi conto che senza il Covid-19 e il ricovero non avrei mai visto di persona cio’ che stava realmente succedendo, quanta sofferenza e morte c’era realmente negli ospedali in questo periodo a causa di questo virus e che io, solo con l’aiuto, il soccorso e la misericordia di Dio, riuscii a venirne fuori vivo. Rimasi profondamente colpito dall’impegno e dedizione di tutto il personale medico, che nonostante la grande mole di lavoro, in condizioni estreme, con orari spesso disumani e in mezzo a tanta sofferenza non si tiravano mai indietro anche solo per rassicurare i pazienti. Fui in due stanze diverse con due compagni di “avventura” spaventati per cio’ che stavano vivendo. Parlai loro della salvezza in Cristo Gesu’ e dell’importanza di rivolgersi a Dio che e’ pronto ad ascoltare e a rispondere alla preghiera di chiunque si rivolge a Lui con tutto il cuore. Con uno di loro in particolare, prima di dormire ogni sera, pregavamo il Signore.
A volte Dio ci manda ad affrontare una pericolosa tempesta, affinche’ possiamo vedere con i nostri occhi di “essere umani” come Dio gestisce le onde e il vento e ci riporta sani e salvi a riva; e come combatte in prima persona le battaglie per noi. Ci chiede solo di riposare nelle Sue mani anche nelle tempeste piu’ nere e devo dirvi che proprio per questo non ho mai temuto per la mia vita.
Sono profondamente commosso per l’affetto cristiano dimostrato nei miei confronti da tanti pastori e credenti che mi hanno fatto sentire la loro vicinanza con messaggi e telefonate; questa e’ la dimostrazione dell’amore che unisce i figli di Dio. Di tutto questo voglio dare la lode e la gloria al Signore Gesu’, mio unico Salvatore e Signore.

Damiano Di Modugno

da Cristiani Oggi di giugno 2020, scaricabile qui

Cristiani Oggi giugno 2020