Organo ufficiale delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia”

La sfida del discepolato oggi

Nelle nostre chiese sono presenti individui di tutte le generazioni. Grazie a Dio, abbiamo anche molti giovani che frequentano i culti: il nostro desiderio è che si convertano e servano il Signore. Tuttavia, affinché questo accada, abbiamo delle responsabilità nei loro confronti. Pastori, monitori e responsabili giovanili hanno un ruolo di primo piano, ma ciò non esenta il resto dei fedeli a fare la propria parte.

IL DISCEPOLATO: LA CHIAMATA CHE DIO CI HA RIVOLTO

Gesù ci ha comandato di fare discepoli: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Matteo 28:19-20). L’attività evangelistica nelle strade rientra in questo ambito, ma non dimentichiamo che anche i ragazzi che frequentano le nostre comunità sono anime preziose da conquistare.

Fare discepoli (v.19)

Il verbo greco usato da Matteo (µαθητεύσατε) non esiste nella lingua italiana, infatti letteralmente andrebbe reso (al tempo infinito) con “discepolare”. Il “fare discepoli” quindi potrebbe essere inteso anche con l’idea del “formare discepoli” (Atti 9:10-22), rimandando magari all’idea del vasaio che produce il vaso con le sue mani.

Battezzare (v.19)

Quando curiamo i ragazzi e i giovani della chiesa, dobbiamo avere chiaro l’obiettivo: la loro conversione e la conseguente arresa a Gesù. Il battesimo quindi è la testimonianza del fatto che sono diventati anche loro veri discepoli del Maestro: «Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita» (Romani 6:4).

Insegnare (v.20)

È utile sottolinearlo sempre: i discepoli si formano solo attraverso l’insegnamento della Parola: «Ma tu esponi le cose che sono conformi alla sana dottrina» (Tito 2:1). Va bene la ricerca di linguaggi adatti alla loro età, ma non rincorriamo il metodo all’avanguardia: soffermiamoci sulle Scritture!

LA VISIONE BIBLICA: ALCUNI CONSIGLI PRATICI PER BEN SERVIRE

Quando serviamo il Signore non possiamo portare avanti visioni basate sulle nostre opinioni personali. In modo particolare i monitori e i responsabili giovanili, se desiderano aiutare i ragazzi, devono seguire i principi biblici e mettere in atto azioni che siano in linea con essi.

I caposaldi

In primo luogo, non possiamo fare a meno della Parola. Come già visto, è insostituibile. «Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo» (Romani 10:17): gli slogan e i discorsi motivazionali non salvano! 

In secondo luogo, la preghiera. Pur comprendendo le difficoltà che possono esserci, va sempre incoraggiata e proposta: «Non cessate mai di pregare» (1Tessalonicesi 5:17).

L’iniziativa

Lavorare con i giovani non è una posizione ecclesiastica da raggiungere e conservare: è un servizio svolto da persone disposte ad essere servi: «Allora, sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: «Se qualcuno vuol essere il primo, sarà l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Marco 9:35). Non può ridursi tutto all’ora di riunione settimanale: occorre cercare, interessarsi, informarsi, salutare e amare: «Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle.. (Luca 15:4-5).

Il coinvolgimento 

Occorre individuare dei giovani credenti a cui dare fiducia, chiedendo loro di collaborare secondo ciò che Dio metterà nei nostri cuori «Ti affido questo incarico, Timoteo, figlio mio, in armonia con le profezie che sono state in precedenza fatte a tuo riguardo, perché tu combatta in virtù di esse la buona battaglia» (1Timoteo 1:18); «A Tito, mio figlio legittimo secondo la fede che ci è comune, grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro Salvatore» (Tito 1:4). 

Per quanto concerne le responsabilità “minori”, è importante dare loro fiducia lasciando loro un certo margine di autonomia, «Non metterai la museruola al bue che trebbia il grano» (Deuteronomio 25:4). 

Per quelle “maggiori”, invece, vanno accompagnati e bisogna accettare che possano sbagliare in qualcosa «Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato» (Galati 6:1).

Il servizio

I nostri ragazzi vanno incoraggiati e coinvolti nel servizio. 

Ci sono tre strade prolifiche che andrebbero percorse assieme a loro. 

Primo, la presenza ai culti «Non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno» (Ebrei 10:25), così da aiutarli a crescere e maturare alla presenza di Dio. 

Secondo, l’evangelizzazione: «E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura» (Marco 16:15), così da insegnare loro a fare nuovi discepoli. 

Terzo, le visite ai malati e agli anziani «Fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi» (Matteo 25:36), così da trasmettere loro l’amore per i fratelli più deboli. 

LA FORMAZIONE: LE BASI PER UN BUON SERVIZIO 

I nostri ragazzi stanno crescendo in un mondo molto diverso dal nostro. I monitori, i responsabili dei giovani e, come già visto, ogni credente, devono essere pronti ad aiutarli, ma per fare questo bisogna capire l’importanza della formazione.

Lo studio

Prima di tutto (e al di sopra di tutto) di tipo biblico. Chi segue i giovani e i ragazzi deve conoscere le Scritture: «E che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù» (2Timoteo 3:15). Si tratta di un impegno continuo, infatti per servire Dio non è sufficiente solo la fede o la virtù. «Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza» (2Pietro 1:5). 

In secondo luogo, occorre impegnarsi anche nella formazione culturale. Negli ultimi anni, il livello scolastico delle nuove generazioni è diventato più alto, pertanto occorre saper affrontare biblicamente anche temi sociali, scientifici, storici, etici, archeologici, …

La santificazione

Non siamo solo “ciò che insegniamo”, ma anche e soprattutto “ciò che gli altri vedono”. Dio chiama a santità tutti i Suoi figli e chi è al servizio del Re dei re deve ben preoccuparsi di vivere una vita degna e conforme all’Evangelo, «Infatti Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione» (1Tessalonicesi 4:7), stando attenti a non scindere ciò che insegniamo da ciò che viviamo: «anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato» (1Corinzi 9:27). La nostra santificazione attirerà i giovani al Signore: «Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via della perdizione» (2Corinzi 2:14-15): non preoccupiamoci solo dei metodi.

LA RESPONSABILITÀ: AFFRONTARE LE NUOVE SFIDE

Radicati nella Parola e vivendo una vita di profonda comunione con Dio, potremo assumerci la responsabilità di curare delle anime, facendoci carico delle nuove sfide che caratterizzano la nostra epoca.

L’individuazione delle esigenze attuali

I nostri giovani non sono quelli di dieci o più anni fa. Le loro paure sono diverse, ma non vanno per questo derise o denigrate, quanto analizzate e comprese, così da poterli aiutare: «Con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni» (1Corinzi 9:20-22). Bullismo, cyberbullismo, dipendenza dai social e hikikomori sono solo alcuni esempi di fenomeni sconosciuti fino a poco tempo fa, ma che oggi necessitano di attenzione e soluzione, ben sapendo che l’unica risposta efficace sarà sempre la potenza di Cristo Gesù.

La comprensione delle loro debolezze

Senza voler generalizzare, i ragazzi di oggi sono più deboli. Si isolano facilmente, sono insoddisfatti (perché spesso hanno troppo, senza aver mosso nemmeno un dito), sono apatici (spesso non reagiscono agli stimoli) e vanno subito in crisi (in quanto incapaci di gestire critiche o rimproveri). Vanno aiutati ad accettare che il Signore possa correggerli: «Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga? Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli» (Ebrei 12:7-8), a trovare la loro forza in Dio: «I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano» (Isaia 40:30-31) e a cercare la presenza di Dio, dando noi per primi l’esempio «Ricordo infatti la fede sincera che è in te, la quale abitò prima in tua nonna Loide e in tua madre Eunice, e, sono convinto, abita pure in te» (2Timoteo 1:5).

L’equilibrio

Parlando dei giovani, si cade troppo spesso negli estremismi: da un lato c’è chi li esalta e asseconda in ogni loro richiesta e chi a priori apostrofa negativamente ogni loro proposta o necessità. Occorre, invece, essere sobri nel nostro agire «Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore e preso per elmo la speranza della salvezza» (1Tessalonicesi 5:8); «Perciò, dopo aver predisposto la vostra mente all’azione, state sobri, e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo» (1Pietro 1:13). In greco, troviamo il termine νήφω, che indica in prima battuta proprio la non ubriachezza. Non possiamo essere ubriachi delle nostre idee o delle nostre aperture mentali: valutiamo ogni cosa con equilibrio e soprattutto alla luce delle Scritture: «Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così» (Atti 17:11).

La centralità dell’opera dello Spirito Santo

Siamo nell’epoca in cui si cercano nuovi metodi per tenere i giovani in chiesa e non perderli. Imitiamo spesso i modi di fare degli altri e proviamo a riprodurre ciò che ci sembra accattivante. 

Lungi il voler giudicare, rimane ferma la convinzione che è necessario quanto mai predicare, ricercare e desiderare con tutto noi stessi una nuova e potente effusione di Spirito Santo. «“Avverrà negli ultimi giorni”, dice Dio, “che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni» e «Perché per voi è la promessa, per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà» (Atti 2:17, 39). Un Risveglio genuino farà tutto quello che non siamo riusciti a realizzare con “soluzioni” umane.

Simon Pietro De Liso

da Risveglio Pentecostale – ottobre 2023