Organo ufficiale delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia”

COME GESTIRE IL MURO DEL MARATONETA

La partecipazione alla maratona (gara di corsa sulla distanza di 42,195 km) sta diventando un’avventura alla portata di tutti, ma molte volte non ci si arriva preparati e si potrebbe incorrere nel “muro” del maratoneta. In linea generale la crisi metabolica avviene sempre oltre i 30 Km di gara, e in maniera più marcata è frequente intorno al 35° Km. Nel considerare ciò che avviene nel metabolismo è evidente come i carboidrati, che assimiliamo con il cibo, vengano convertiti dal fegato e dai muscoli in glicogeno, che viene immagazzinato. Il glicogeno brucia rapidamente, rendendo disponibile energia. I corridori possono immagazzinare circa 2000 kcal di glicogeno nei loro corpi, sufficienti per circa 32 km di corsa. Molti corridori indicano che la corsa diventa notevolmente più difficoltosa a questo punto. Con il passare del tempo aumenta il consumo di acidi grassi per la produzione di energia, mentre il glicogeno si esaurisce progressivamente, si formano i corpi chetonici e s’inizia a modificare il pH del sangue con tendenza all’acidità; questo comporta un più rapido affaticamento del lavoro muscolare. Quando questo accade il corridore sperimenta un profondo disagio fisico. Questo fenomeno viene detto “bonking” o sbattere contro il muro, e consiste in una serie di disturbi più o meno gravi, che costringono l’atleta a ridurre l’andatura alla quale sta correndo, fino a fermarsi e abbandonare la corsa.

Anche nella vita cristiana può capitare di scontrarsi contro il muro delle prove, di conseguenza l’andatura viene ridotta e i disagi sono così grandi che potrebbero costringere il credente a fermarsi. I muri spesso si erigono come delle grandi fortezze, apparentemente invalicabili, che costituiscono degli ostacoli definitivi, impossibili da attraversare o superare, insormontabili, insuperabili, montagne troppo alte… ma il “Vivente” sarà Colui che dirà ancora una volta: “Perché io, il Signore, il tuo Dio, fortifico la tua mano destra e ti dico: Non temere, io ti aiuto” (Isaia 41:13).

È questione di allenamento. Quando si decide di prepararsi per una maratona è necessario pianificare un allenamento mirato e diligente. Difficilmente si può evitare il “muro del maratoneta” se durante la preparazione non si sono svolti tutti gli esercizi idonei per superarlo, senza aver percorso i chilometri necessari per poter portare a termine la maratona. Per correre la maratona ed evitare “il muro”, è necessario abituare l’organismo a correre il più a lungo e per più tempo possibile. Analogamente a un corridore ben preparato, il credente nato di nuovo deve imparare ad affrontare le prove della vita per non essere trovato impreparato nel giorno dell’avversità. Infatti la Scrittura afferma: “Se ti scoraggi nel giorno dell’avversità la tua forza è poca” (Proverbi 24:10). Per ottenere i massimi risultati nella fede è importante affrontare e superare le varie soglie di difficoltà durante il percorso, sviluppando così forti “muscoli spirituali”.

È questione di alimentazione. Un altro aspetto fondamentale è l’alimentazione. Può risultare non sufficiente o errata. Acqua e integratori salini distribuiti lungo il percorso devono essere assunti regolarmente. Tre giorni prima della gara è importante assumere le giuste quote di carboidrati, senza esagerare e senza mangiare alimenti mai provati prima. L’alimentazione e l’idratazione sono molto importanti nella vita secolare e anche in quella sportiva. Nondimeno esiste un’alimentazione spirituale. Le peculiarità di una grande vittoria, sportiva o spirituale che sia, sono determinate principalmente da quello che ingeriamo. Quello che entra nel corpo umano viene trasformato in energia attiva, utile al conseguimento della corsa. Ma se quello che entra nel corpo è nocivo, di conseguenza lo contaminerà. Così la vita del credente dovrà essere genuina nel corpo, nell’anima e nello spirito. Una vita sana influenzerà ogni aspetto dell’esistenza umana. La genuinità innesca un meccanismo di crescita costante, condiziona il progresso dell’intero essere e incrementa la statura del credente, fino a farlo giungere “all’altezza della statura perfetta di Cristo” (Efesini 4:13). Per raggiungere questo obiettivo non basta il latte spirituale, ma occorre assumere e assimilare qualcosa di sostanzioso e solido. Non a caso è scritto: “Ora, chiunque usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è bambino; ma il cibo solido è per gli adulti, per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno le facoltà esercitate a discernere il bene e il male” (Ebrei 5:13,14). Se ci impegnamo a coltivare la sana attitudine di alimentarci del cibo e della bevanda spirituale per eccellenza, che è Cristo Gesù, taglieremo il traguardo con successo!

È questione di ostacoli. Durante la corsa del cristiano si possono presentare innumerevoli intralci che possono ostacolare la corsa, il più delle volte senza preavviso. Le prove della vita sono ostacoli per il credente a prescindere dalla fedeltà manifestata. Essere nella prova non è una scelta, ma una condizione che proviene dall’esterno verso l’interno, per provarci nella fedeltà. A volte, invece, è la tentazione che si presenta, ovvero il frutto della concupiscenza umana, che si manifesta dall’interno dell’uomo verso l’esterno e può essere gestita solo conoscendo bene il proprio corpo, imparando a gestire le situazioni più complicate e difficili, che richiedono una ferma decisione da parte del credente a resistere al peccato e a slanciarsi verso le cose che onorano il Signore: “Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13). La fedeltà di Gesù è la cauzione che introduce il credente in un programma di protezione divina, manifestata a prescindere dai meriti, ma solo perché Dio non ha riguardi personali.

È questione di costanza. Ce ne sarebbero numerosi altri, ma per concludere un altro aspetto da non sottovalutare è la condotta di gara. Iniziare correndo troppo velocemente è un errore comune a molti corridori. Questo costringe l’organismo a consumare maggiore glicogeno muscolare, con la conseguenza che una volta percorsi vari chilometri il serbatoio è svuotato dell’energia che servirebbe per portare a termine la maratona. Non bisogna farsi condizionare dalla situazione di gara: infatti è importante avere le idee chiare sul ritmo da condurre ed essere costanti. La costanza è una virtù da ricercare e praticare, nella corsa come nella fede cristiana. Chiaramente non è rilevante iniziare una gara, ma portarla a compimento con successo: “Vale più la fine di una cosa che il suo principio” (Ecclesiaste 7:8); “Molti saranno i chiamati, ma pochi gli eletti” (Matteo 22:14). Questo accadrà solo se il credente nato di nuovo si lascerà influenzare da Cristo, che è l’unico a dettare i giusti ritmi di corsa, utili a non sbattere contro il muro. Correre insieme a Lui è sinonimo di vittoria.

Massimo Staglianò – estratto dalla tesi “Correre con Cristo” 

da Risveglio Pentecostale – novembre 2023