Organo ufficiale delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia”

Non s’immischia in faccende della vita civile

“Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. Uno che va alla guerra non s’immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato” (2Timoteo 2:3-4).

L’apostolo Paolo scrive questa lettera a Timoteo, giovane servitore di Dio e suo caro figlio nella fede, incoraggiandolo a fortificarsi nella grazia che è in Cristo Gesù e a soffrire per l’Evangelo, “sorretto dalla potenza di Dio” (2Timoteo 1:8).

Questi versetti insegnano l’attenzione, la cura e il valore che bisogna impiegare quando ci si dedica all’Opera del Signore. L’apostolo Paolo usa qui la metafora del soldato che si accinge ad andare al fronte per combattere e che, in virtù di questa chiamata, non può e non deve farsi distrarre da altre occupazioni.

Questo soldato non è stato costretto ad arruolarsi, ma ha risposto volontariamente alla chiamata alle armi e l’invito a non immischiarsi (altri traduce “intralciarsi”) indica l’idea di non lasciarsi distrarre da qualcosa che potrebbe “fermare” o ostacolare la sua azione mettendo a rischio sia la missione che la stessa vita. Così come il militare, il servitore del Signore che ha risposto alla chiamata al servizio cristiano non può permettere che la sua vocazione, così preziosa e urgente, sia sminuita o intralciata.

Che cosa vuol dire non immischiarsi?

Certamente non significa trascurare le proprie responsabilità nella vita personale, sociale, lavorativa e familiare. L’espressione vuole piuttosto sottolineare l’eccellenza, l’importanza e l’urgenza della missione che impregna totalmente la vita del servitore di Cristo nei sentimenti, nei pensieri e nell’azione. Noi abbiamo una superna vocazione, dobbiamo vivere in modo da tenerne alta la dignità.

 

IL MINISTRO DEL VANGELO È UN SOLDATO IN SERVIZIO:

“prestando servizio come soldato”

Il pastore è un uomo di Dio al servizio del Signore! Questo richiede una totale consacrazione. Il ministro del Vangelo in piena attività è come un soldato al fronte. Già nella sua prima epistola Paolo aveva incoraggiato Timoteo a combattere il “buon combattimento della fede”.

Cari fratelli, ricordiamo che ci siamo arruolati per andare in guerra. Quando si è al fronte non si può volgere lo sguardo altrove: ogni distrazione potrebbe essere fatale! Questo servizio che impegna tutto il nostro tempo, richiede tutta la nostra attenzione perché quella che combattiamo è una guerra cruenta e terribile, perciò “Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:10-12).

Non è concessa nessuna distrazione: “Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose, e ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l’amore, la costanza e la mansuetudine. Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale hai fatto quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni (I Timoteo 6:11-12). Noi siamo stati arruolati per questo: “Ti affido questo incarico, Timoteo, figlio mio, in armonia con le profezie che sono state in precedenza fatte a tuo riguardo, perché tu combatta in virtù di esse la buona battaglia, conservando la fede e una buona coscienza; alla quale alcuni hanno rinunziato, e così, hanno fatto naufragio quanto alla fede” (I Timoteo 1:18-19) e l’impegno è un nostro dovere: “Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere” (Efesini 6:13).

 

IL MINISTRO DEL VANGELO DEVE AVERE PIENA CONSAPEVOLEZZA DELLA SERIETÀ DELLA LOTTA

“Sopporta… le sofferenze come un buon soldato”

La sofferenza non è risparmiata al soldato di Cristo Gesù: chi si arruola “per Lui” mette in conto la sofferenza. Un pastore disse, tanti anni fa, al giovane fratello che si accingeva al ministerio: “Ed ora, preparati a soffrire”.

Paolo invita Timoteo a “sopportare” la sofferenza, non vuole che egli sia colto di sorpresa né che si scoraggi: arriverà la solitudine, forse la delusione, ma la presenza del Signore farà sempre la differenza “Tu sai questo: che tutti quelli che sono in Asia mi hanno abbandonato, tra i quali Figello ed Ermogene\” (II Timoteo 1:15).

Chiunque desideri servire il Signore non è dispensato dalle difficoltà, ma è e deve essere un uomo di Dio, un ministro del Vangelo, sapendo che sul suo cammino gli capiterà di affrontare e superare ogni tipo di “sofferenza”: persecuzioni per il Nome di Cristo “Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza, le mie persecuzioni, le mie sofferenze, quello che mi accadde ad Antiochia, a Iconio e a Listra. Sai quali persecuzioni ho sopportate; e il Signore mi ha liberato da tutte” (II Timoteo 3:10-11); opposizione da parte di falsi credenti “So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine con gioia la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio” (Atti 20:23-24); “Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere. Guàrdati anche tu da lui, perché egli si è opposto violentemente alle nostre parole ” (II Timoteo 4:14-15); talvolta solitudine più profonda: “Nella mia prima difesa nessuno si è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato; ciò non venga loro imputato! Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte, affinché per mezzo mio il messaggio fosse proclamato e lo ascoltassero tutti i pagani; e sono stato liberato dalle fauci del leone” (II Timoteo 4:16-17) e spesso ingratitudine, attacchi e offese perfino da parte dei credenti: “Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore. Questa è la mia difesa di fronte a quelli che mi sottopongono a inchiesta” (I Corinzi 9:2-3).

Fratelli, quando ci troviamo in condizioni simili, non ci amareggiamo e non scoraggiamoci, ma sopportiamo le sofferenze con dignità, in sottomissione, ponendo sempre piena fiducia in Colui che ci ha chiamati.

 

IL MINISTRO DEL VANGELO HA UN CHIARO OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE:

“…piacere a Colui che lo ha arruolato”.

Le “faccende della vita civile” fanno perdere l’obiettivo primario: essere graditi al Signore Gesù! Il buon soldato di Cristo Gesù, ancora prima della vittoria, desidera piacere a Colui che lo ha arruolato.

Il ministro del Vangelo esercita il suo ministero non in funzione della visibilità che ne può ricavare o della notorietà o della popolarità che questo potrebbe procurargli, ma in maniera “nascosta”, perché ciò che conta di più è l’essere gradito al Signore Gesù Cristo “Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo. Fate la volontà di Dio di buon animo (Efesini 6:5-8); \”Perché la nostra predicazione non proviene da finzione, né da motivi impuri, né è fatta con inganno; ma come siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare il vangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori. Difatti, non abbiamo mai usato un parlare lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia; Dio ne è testimone. E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, sebbene, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità \” (I Tessalonicesi 2:3-6).

L’aspirazione dell’uomo di Dio è la Sua approvazione non il successo né il plauso degli uomini. \”Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo” (Galati 1:10). Non c’è remunerazione migliore di quella di essere graditi a Dio. La gioia, la forza e la benedizione dell’essere al centro della Sua volontà sono inestimabili.

Stefano, primo martire della chiesa, rimase fermo nel suo obiettivo fino alla fine. Il desiderio di onorare il Suo Signore… gli fece vedere i cieli aperti e la gloria di Dio e molto del frutto del suo ministerio fu evidente soltanto dopo la sua morte e per molto tempo ancora.

La prima e più grande soddisfazione di un ministro del Vangelo sia quella di piacere a Dio, sapendo che nell’Opera Sua noi siamo utili ma non indispensabili, \”Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona\” (II Timoteo 2:21).

Dio ci garantisce che se Lo serviamo come a Lui piace saremo ripagati in modo eccezionale già sulla terra: \”Chi mai fa il soldato a proprie spese? Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto? O chi pascola un gregge e non si ciba del latte del gregge?\” (I Corinzi 9:7); \”Il mio Dio provvederà abbondantemente a ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza, in Cristo Gesù\” (Filippesi 4:19). Ma soprattutto, cosa di gran lunga più desiderabile, riceveremo nel cielo da Cristo stesso la corona della gloria che non appassisce (cfr. I Pietro 5:1-4).

Il Signore ci aiuti a ricercare e mantenere queste attitudini, affinché in ogni tempo possiamo essere “irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita, in modo che nel giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver corso invano, né invano faticato. Ma se anche vengo offerto in libazione sul sacrificio e sul servizio della vostra fede, ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi; e nello stesso modo gioitene anche voi e rallegratevene con me” (Filippesi 2:15-18).

Gaetano Montante

Trascrizione e adattamento del messaggio predicato ai pastori delle Assemblee di Dio in Italia della zona Nord Ovest durante l’incontro su Zoom di sabato 14 novembre 2020

 

Risveglio Pentecostale

febbraio 2011