SCUOLA DOMENICALE
C’erano una volta… due comunità, ambedue della stessa associazione di chiese, nelle quali i credenti erano uguali e i cui pastori avevano sperimentato un bel risveglio e avevano dei validi collaboratori con un’ampia visione per l’evangelizzazione. Per altri versi però queste due comunità erano profondamente diverse: una aveva una lunga storia e un passato memorabile, l’altra era relativamente “giovane”.
Una chiesa era numericamente molto grande, l’altra decisamente più piccola, seppure ambedue fossero cresciute considerevolmente negli ultimi anni.
Poi alcune altre cose cambiarono, come la nuova generazione di pastori, che stavano sostituendo i precedenti, che avevano servito fedelmente il Signore negli ultimi anni. Era cambiato anche il Consiglio di chiesa e cominciarono i primi problemi, dovuti fondamentalmente alle “nuove vedute”, a nuovi metodi che, volendo o no, andavano a intaccare certi aspetti della dottrina, seppure marginalmente ma che, in ogni caso, creavano dei dissapori tra i credenti e i loro responsabili. Era una questione di “stile” ma anche di “sostanza”. Ambedue le comunità subirono alcune defezioni e, nel giro di qualche tempo, i pastori cambiarono nuovamente.
Un’altra cosa che fece la differenza tra le due comunità fu la Scuola Domenicale. “Che cosa c’entra la Scuola Domenicale in tutto questo?” Vi chiederete. C’entra assolutamente perché la Scuola Domenicale di ambedue le comunità si trovò nell’occhio del ciclone quando vennero in essere i problemi su citati.
Una delle due comunità aveva un servizio di Scuole Domenicali efficiente e proficuo, con monitori e monitrici consapevoli del ruolo che rivestivano e coscienti della propria responsabilità di guide spirituali; l’altra pensò male di trascurare questo compito di vitale importanza per concentrarsi su altre attività e altri paradigmi di ministero didattico, sottovalutando quello che questa seconda chiesa considerava un modello di insegnamento ormai obsoleto e superato.
I “frutti” non tardarono a manifestarsi: la prima chiesa, forte di un approccio maturo e spirituale da parte dei monitori, fece della Scuola Domenicale una sorta di “oasi spirituale”, dove ritemprarsi e rafforzarsi nel Signore e, nonostante le difficoltà il numero dei partecipanti subito crebbe.
L’altra, invece, divenne una “zona desertica” della comunità locale e, quando ci si incontrava, era soltanto per lamentarsi dell’uno o dell’altro: il declino era chiaro.
Queste due “storie” insegnano alcune semplici, ma fondamentali, verità:
1. Le comunità che non possiedono una valida struttura di insegnamento biblico sono sicuramente più vulnerabili agli scossoni che, inevitabilmente, purtroppo, ogni comunità prima o poi affronta.
2. Non tutte le Scuole Domenicali sono uguali: i locali più o meno accoglienti, i programmi più o meno accattivanti lasciano il tempo che trovano, se non c’è un corpo insegnante spiritualmente valido e maturo.
3. La Scuola Domenicale non va avanti da sola, ci vuole impegno costante, continuo investimento di tempo e di risorse e tanta, tanta preghiera!
4. La Scuola Domenicale soffre di fragilità se non viene sostenuta dall’evangelizzazione e da un costante insegnamento biblico, metodico e sistematico e, non ultima, dalla cura e dal contatto tra monitori, genitori e alunni, anche al di fuori del contesto delle lezioni.
5. La Scuola Domenicale deve risultare, seppure nel proprio ambito, un importante snodo di collegamento, che favorisca uno spirito di amore, lealtà e unità all’interno della comunità locale, incoraggiata dal pastore e sostenuta dai membri del Consiglio di chiesa.
Il potenziale della Scuola Domenicale
La Scuola Domenicale è la spina dorsale della chiesa: sottovalutarne il ruolo nell’ambito della comunità locale, equivarrebbe a non stare più dritti sulla propria schiena.
Qualcuno azzarda che ormai la Scuola Domenicale sia fuori moda e, per questo, inefficace rispetto alle esigenze di una nuova generazione: nulla di più sbagliato (anche a fronte delle numerose ricerche statistiche fatte tra le comunità evangeliche negli USA). Alcuni pensano di affrontare il “problema” adottando nuovi metodi per scoprire, soltanto dopo, che la cura è peggio di quello che costoro considerano un problema d’età, mentre invece dovrebbero “risvegliare il gigante che dorme”. La Scuola Domenicale, infatti, non è una cattiva idea o una bella idea ormai caduta in disuso, ma una delle parti vitali della comunità stessa!
Che cosa può offrire una Scuola Domenicale alla chiesa locale?
Perché preoccuparsi di risvegliare e ravvivare questo gigante, che forse si è assopito nell’ambito delle nostre chiese?
1. Insegnamento. La Scuola Domenicale è la parte della chiesa locale, che riveste, grazie anche a un regolare uso dei manuali di studio per le varie classi, l’importante e delicato ruolo dell’istruzione biblica svolta in modo sistematico e continuativo.
2. Evangelizzazione. In ubbidienza al grande mandato di Gesù, ogni monitore e monitrice di Scuola Domenicale non deve perdere mai di vista questa primaria vocazione: condurre a Cristo i propri alunni, qualunque sia la loro età. La Scuola Domenicale non è la zona parcheggio dei fanciulli, ma un campo di missione!
3. Assimilazione, cura e unità. Le classi di Scuola Domenicale sono un luogo dove accogliere, in modo anche informale, quanti vogliono avvicinarsi alla comunità: possiamo invitare i nostri amici e offrire loro l’accoglienza e la cura così necessari per stringere vincoli di comunione e unione, anche quando le cose non vanno per il verso giusto.
4. Vitalità spirituale. Certo, ci sono il culto, il gruppo dei giovani e altri aspetti del ministero cristiano nell’ambito della chiesa stessa, ma perché non pensare alla Scuola Domenicale come a uno degli aspetti della comunità che offre un valido sprone e stimoli spirituali per quanti vi partecipano? La Scuola Domenicale non dev’essere soltanto un luogo dove si può imparare la teoria della Bibbia, ma dove applicare l’azione che da essa Parola procede.
5. Equipaggiare al servizio. La Scuola Domenicale incoraggia non soltanto l’apprendimento ma, come appena accennato, anche il servizio cristiano. Per questo bisogna essere equipaggiati, “preparati per ogni opera buona”. Ebbene, la Scuola Domenicale riveste un ruolo importante a tal proposito.
Rivalutiamo il ruolo della Scuola Domenicale
Perciò pastori, monitori e credenti tutti, rivalutiamo il ruolo centrale che occupa la Scuola Domenicale nel contesto della chiesa locale. Non frequentiamo o insegniamo per mero senso del dovere, svogliatamente o, peggio ancora, in modo superficiale e distaccato: alziamoci e impegniamoci, animati da una nuova visione biblica, serriamo le fila di una squadra di sorelle e fratelli deputati a questo importante servizio, seguendo gli standard del Maestro e scavando nelle verità eterne della Parola di Dio, capace di salvare e trasformare anche il cuore più duro per la virtù insostituibile dello Spirito Santo.
Non dimentichiamo, però, di formare altri credenti, motivandoli e incoraggiandoli perché una delle caratteristiche della Scuola Domenicale è proprio questa: il processo d’insegnamento è volto a creare nuovi insegnanti, discepoli che sappiano seguire le orme del Maestro per diventare, a loro volta, capaci di insegnare anche ad altri.
Troppe comunità stanno arrancando a seguito di iniziative scomposte, insegnamenti riciclati che non producono né visione né risultati, se non nell’immediato (qualche volta).
Consacriamoci e, in questo nuovo anno che abbiamo dinanzi, preghiamo il Signore che ci faccia vedere dei risultati potenti. Non è il tempo di cercare novità ma di risvegliare quel gigante, che abbiamo fatto assopire e che possiede enormi potenzialità che vedremo senz’altro realizzate in ogni chiesa disposta a impegnarsi in questa grande missione: la Scuola Domenicale.
Giorgio Botturi
da Risveglio Pentecostale ottobre 2018 riproposto in settembre 2023