Quando facciamo piangere Gesù
Nel Vangelo di Giovanni 11:35-44 è raccontata una delle storie più conosciute del Nuovo Testamento, che si conclude con la gloriosa risurrezione di Lazzaro, amico di Gesù. Chissà quante volte l’abbiamo letta, ma non basta mai. Ci parlerà ancora oggi, a cominciare dal verso 35: “Gesù pianse”. Due parole, dieci lettere, il verso più breve del Nuovo Testamento.
Tutti qualche volta facciamo piangere. Ben venga quando la nostra condizione commuove il cuore di Gesù e abbrevia il tempo del Suo intervento. Diverso è quando il Figlio dell’Uomo piange considerando la condizione del proprio popolo, come quando pianse su Gerusalemme che non aveva compreso il tempo nel quale era stata visitata dal pur atteso Messia (Luca 19:41-44). Questo non fu un pianto di commozione, ma un lamento… Anche noi qualche volta facciamo piangere i nostri familiari, gli amici, i fratelli. È il pianto del dispiacere. Quali sospiri, quanti singhiozzi. Qualche volta facciamo piangere anche Gesù, che però oggi non è più il Figlio dell’Uomo.
Una pietra da rimuovere. Il testo di Giovanni 11:35-44 parla di quello che precedette la risurrezione di Lazzaro. Si sofferma sui due incontri privati di Gesù, prima con Marta e poi con Maria. Entrambe avevano trattenuto in gola quelle parole che, una all’insaputa dell’altra, dissero al Maestro: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Come dire: “Perché ti sei attardato?” A Gesù non passa inosservato il pianto di Maria e dei Giudei. Ne viene turbato e per due volte freme nello spirito. Ma questo passo ci parla anche di una pietra da rimuovere. Sappiamo tutti che si tratta della pietra dell’incredulità. Togliete la pietra! “Signore puzza già” come se Gesù non lo sapesse… L’incredulità si manifesta quando il problema è grande e diventa totale quando per noi esso è troppo grande. Ciò accade quando Gesù sembra disinteressato e fa passare molto tempo prima di rispondere. Succede quando l’attacco alla nostra fede è forte, le nostre difese si sono abbassate fino a far arrugginire l’armatura di Dio per scarso utilizzo. L’incredulità aumenta quando anche chi ci sta vicino non ci crede e rema contro. L’incredulità rimane tale finché Qualcuno non ci apre gli occhi, dicendoci ancora: “Togliete la pietra!”
Ci sono pietre che non possiamo togliere da soli. In questi casi, che tipicamente riguardano la fragilità del singolo credente oppure i bisogni di una o più famiglie o di una comunità o di un intero movimento, ci dobbiamo mettere insieme, unire le forze per trovare il coraggio di decidere e passare all’azione. È il caso della regina Ester quando si trovò a scegliere se abbandonare al loro programmato destino di morte le migliaia di Giudei sudditi del regno di Persia e di Media, oppure rischiare la propria vita e presentarsi al re Assuero (senza essere da lui chiamata) per perorarne la causa. Che pietra! Comprese che per lei sola era troppo grande. Cercò soccorso nella preghiera di molti. Nel capitolo 4 leggiamo che Ester chiese a tutti i Giudei che si trovavano a Susa di digiunare per lei per tre giorni, mentre anche lei a corte avrebbe digiunato con le sue ancelle. Poi si presentò al re e ne ottenne il favore. Gli alleati nella preghiera insieme tolsero la pietra! Il resto lo fece il Signore! È anche il caso del paralitico di Marco 2:1-11. Da solo non sarebbe riuscito a superare la barriera umana della folla che circondava Gesù. Con i suoi quattro amici ce la potette fare. Tolsero le tegole, scoperchiarono il tetto e lo calarono davanti a Gesù, che prima gli perdonò i peccati e poi lo guarì.
A volte chiedere aiuto costa. Richiede umiltà per riconoscerne il bisogno e saggezza per affidarsi alle persone giuste, quelle che ci aiuteranno ad aprire il passaggio alla gloria di Dio. Ma è l’unica strada efficace. Ce lo dice la Scrittura.
Ci sono anche pietre che dobbiamo togliere proprio da soli. Sono quelle che fanno parte della nostra sfera molto privata. Non tutto possiamo raccontare agli altri. Potrebbero non capire e peggiorare la situazione già gravosa di suo. Ma queste pietre possono riguardare perfino il ministero che Cristo affida, “in solitudine”. In quest’ultimo caso Gesù non dice “togliete”, ma “togli”. La tua fede ha da essere provata… come quella di Abraamo: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va’ nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò…” (Genesi 22:2). Dio non appare al fianco di Abraamo nel suo viaggio lungo tre interminabili giorni, mentre la sua mente è logorata dai pensieri e il cuore lacerato dal dolore. Dio non appare al fianco di Abraamo mentre si avvicina verso il luogo del sacrificio, ma me lo immagino camminare qualche passo dietro di lui, così vicino da udire la sua voce quando dice ai suoi servi: “Io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi”, e quando risponde all’adolescente Isacco “Figlio mio, Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto”… Continuo a parlare da uomo, mentre mi immagino Dio così fisicamente vicino da poter “scattare” all’ultimo secondo e fermare la mano tremante di quel padre disposto a scannare il proprio figlio, pur di ubbidire al suo Dio. A giusta ragione sarà chiamato il padre della fede, ma quanto gli è costato! Così, come per Abraamo, continuo a vedere il nostro Dio invisibile ma così vicino a tanti di noi quando in certe circostanze della vita non possiamo condividere la nostra pena con alcuno: non con il coniuge, non con l’amico migliore, ma solo con Dio, in totale solitudine. Ma sento anche la voce di tanti miei fratelli mentre per fede e per esperienza possono dire: “Anche in quello che mi pareva essere l’ultimo miglio, Dio non Lo vedevo, ma c’era!” Così proseguiamo il cammino. Non gettiamo la spugna. Affrontiamo le nostre pietre… perché vogliamo vedere la gloria di Dio, costi quel che costi!
In conclusione, anche per noi ci sono pietre che non possiamo togliere da soli e altre che appartengono solo a noi. Che faremo? Sicuramente, se vogliamo vedere la gloria di Dio, le dobbiamo togliere. Allora lasciamo che a rispondere sia la Parola: “Gesù pianse”. “Se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli”. “Togliete la pietra!”, il resto è come la grazia di Cristo: l’opera la fa il Signore, non per meriti ma per fede.
Elio Varricchione
Risveglio Pentecostale – gennaio 2023